Igor: alla radice del male

C’è una crudeltà slava o balcanica che è intraducibile. Può essere restituita solo andando alla radice di uno spirito nazionalista o di un gene persino. L’addestramento dei militari serbi – giovani imberbi che avrebbero imparato presto la dissoluzione cieca e l’esaltazione del delitto – durante la guerra nella ex Iugoslavia, consisteva  nell’ uccidere una colomba a morsi, tenendola ferma per il collo. Mordendola nel collo fremente, fino a sentirne la carne palpitare, fremere di paura, il liquido rovinare tra i denti, in bocca. Prove di attraversamento, la follia di un nazionalismo inveterato, issato con esultanza, che deborda ora in un inno popolare e sontuoso ora nella capacità di infilzarsi gli intestini, nel nome di un pauroso umanesimo. Una crudeltà quasi favolistica. La crudeltà di Igor, la fiera braccata, un esercito lanciato dentro campi brumosi, solo per lui. La crudeltà slava chiosa con una smorfia, si prende gioco – perdendo infine – del suo esatto contrario, la pietà. Una tempra sopra la media e la maledizione di saper sopravvivere. E’ il destino di Igor: riassume il gene, il castigo, la maledizione appunto di saper sopravvivere. Così prossimo al nichilismo dell’antieroe russo di Dostoevskij, Stavrogin, il demoniaco, demiurgo del male totalizzante che inneggia “alla distruzione per la distruzione”.

++ Guardia provinciale uccisa, forse omicida Budrio ++

Igor Vaclavic

Stavrogin muore suicida, è l’empio compimento dei professatori di una crudeltà con una precisa fisionomia, irrinunciabile, dove finanche la morte ripara nei funerali priva di commiserazione, è un bicchiere di vodka alzato, uno schiocco di piatti. Non troveremo in essa la ragione dei pianti delle nostre pie. La nostra è una morte occidentale, la nostra è una pigra crudeltà da occidentali, smarrisce il senso ultimo di una idea avvelenata usata fino a consumare l’esaltazione del crimine. Crimine vuoto, ai limiti della stupidità, per eccesso di ostentazione. Qualcosa possiamo intercettare nei film di Kusturica, ambientati sulle colline di una rediviva Sarajevo, qualcosa di circense, abbastanza da sgomentare tanto quanto l’efferatezza laconica che nutre sé stessa, la colomba che muore sotto i morsi di un giovane imberbe nelle fila di un addestramento militare. Il serbo Igor, capace di addentare l’animella che palpita, fino a sentirne il sangue precipitare in gola. Non è una consolazione, non scagiona nessuno ritrovare l’umanità degradata di Igor il serbo nella grande tradizione del realismo russo, da Smerdiakov dei frateli Karamazov, a Stavrogin e Petr Verchovenskij de I Demoni. Igor viene da lì nel luogo e nel tempo del sacrilegio e della profanazione.

 

L’originale qui:

 http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/la-maledizione-di-saper-sopravvivere/

7 thoughts on “Igor: alla radice del male

  1. Elena

    Veronica,io non scrivo bene italiano,non sono italiana ,ma credo che capirai il messaggio che ti vorrei dare e a tutti che ragionano in modo simile come tu,riguardo questo il tuo testo.
    Credo che per essere giornalisti,o scrittori,ci vuole prima essere educati e sapere la verità,..si vede dal suo scritto solo la ignoranza verso tutta la storia del grande popolo serbo,che tutte le guerre ha passato difenderci mai di averli per i motivi imperialistici,( 146 ),,,popolo serbo ha fermato anche prima e anche seconda guerra mondiale,se conosci bene la storia…Poi quando parliamo di uno ammalato assassino o no,,,ricordati che Serbia aiutava sempre tanta gente di avere cittadinanza e passaporto dopo rovina di ex Yu perche tutti scappavano proprio in Serbia ! Molta gente veniva proprio per vivere in Serbia che era come sempre di più generosa verso tutti, questo sicuramente non sai….Serbi aiutavano e aiutano nonostante che in centro di Europa erano bombardati ingiustamente dal 19 paesi di Europa insieme con America,e che hanno più bassa economia dal tutti di Europa,e ancora e ancora ascoltano e vedono solo un odio degli altri verso loro perchè sono diversi,ortodossi e coraggiosi e indipendenti e perche sono fratelli di sangue e geni con i Russi ( sono tutti slavi,sloveni) Serbia mai non ha rifiutato la sua fede davanti al Vaticano come facevano Croati e altri per avere loro “Stato “Questo popolo serbo, ne più piccolo e ne più particolare , ha dato al mondo le cose incredibili che hanno cambiato il mondo solo in meglio ( Nikola Tesla,,incredibili generali, artisti, sport,una storia ricchissima..che solo altri da sempre volevano distruggere o mettere in “cattiva luce “..Questo popolo serbo,aiuta a tutti che non sono serbi nè di sangue o di genetica come dici tu…queste tue parole sono un spechio della tua anima e la tua mente …Questa storia di “uno serbo assassino ” è proprio di nuovo una prova di dare al mondo una brutta visione dei serbi. Chi sa da chi questo uomo,e come ha ricevuto passaporto serbo,e quanti passaporti c’è l’ha..?! Chi sa quanti assassini ancora girano in mondo,ma per voi è importante usare questo per vostro scopo,che ha solo odio e ignoranza,niente altro…basta per essere ben pagati per questo che fate…..vendite tutto anche le sue anime,,,,per soldi.questo è diferenza tra la gente buona è cattiva e non quale passaporto e cittadinanza ha ..

  2. blogdelbasilico

    Ho letto la sua spiegazione e almeno credo di aver capito da dove vengano le parole che ha scritto. Non condivido una questione di fondo: l’idea che “lavorare sugli immaginari” sia riconoscerne addirittura un’origine etnica, riducendo una nazione, un insieme di persone alla propria presunta grandezza o miseria. Non credo che la pietà si possa applicare a un intero popolo, come non dovrebbe farlo l’ammirazione. Non credo che un delinquente efferato come ce ne sono dappertutto possa essere emblematico della propria terra di provenienza. Non credo infine che sia una buona mossa scrivere un articolo che porti avanti queste argomentazioni e rispondere alle critiche facendo la vittima. Capisco che in più di un caso le dispiacciano i toni, ma i contenuti mi sembrano sacrosanti. Finché il mondo della stampa incorre nel vizio di ridurre un intero popolo a un unico delinquente, fosse anche per esaltarne una presunta grandezza nell’efferatezza, credo sia necessario protestare con forza. Inviterò il suo giornale a non pubblicare più articoli del genere, che siano suoi o di altri è irrilevante, e spero gli altri utenti facciano altrettanto.

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