Category Archives: Lo scaffale romeno a cura di Eliza Macadan

Mai ci eravamo annoiati: alla riscoperta di Renata Adler

di Marina Bisogno

Marina Bisogno è giornalista pubblicista. Lavora nel campo della comunicazione e delle relazioni pubbliche, ha collaborato per anni con la pagina culturale del Corriere Nazionale, ha scritto per il Mattino e la Repubblica di Napoli. Se non legge, scrive. Recensisce libri per Satisfiction e ha ideato, insieme a Marco Melillo e Francesco Bove, il blog  C’è vita su Marte. Suoi racconti sono on line su Unonove.

Marina Bisogno, giornalista. Ha collaborato per anni con la pagina culturale del Corriere Nazionale, ha scritto per il Mattino e la Repubblica di Napoli. Se non legge, scrive. Recensisce libri per Satisfiction e ha ideato, insieme a Marco Melillo e Francesco Bove, il blog C’è vita su Marte. Suoi racconti sono on line su Unonove.

C’era una volta una giornalista, di origine italiana, cresciuta in America e con in tasca una laurea in Filosofia, avvalorata da un periodo di studio alla Sorbona. Lei è Renata Adler, firma prestigiosa del New Yorker, la rivista, fondata a New York negli anni Venti che pubblicava i quadretti altezzosi e ironici di Dorothy Parker (I rasoi fanno male; i fiumi sono freddi;l’acido macchia; i farmaci danno i crampi. Le pistole sono illegali; i cappi cedono;il gas fa schifo. Tanto vale vivere…).

La Adler ci scriveva di tutto: letteratura, cronaca, reportage di guerra. E scriveva anche libri. La Mondadori quest’anno ha pubblicato “Mai ci eravamo annoiati” (traduzione di Silvia Pareschi), una raccolta di riflessioni e articoli, apparsi per la maggior parte sul New Yorker e pubblicati in America nel 1976 con il titolo di “Speedboat”. A distanza di quarant’anni l’interesse per questo archetipo della non fiction risorge, prima nella Grande Mela e poi, di rimbalzo, in Italia. Il libro non ha una trama: per questo spiazzò il pubblico negli anni Settanta e per questo spiazza adesso, sebbene i lettori siano più avvezzi al genere. Attraverso spezzoni che oggi sarebbero stati benissimo in un blog, Renata Adler dà voce al suo alter ego, Jen Fain, una redattrice di provincia che arriva nella città dalle mille luci per sbarcare il lunario.

Renata Adler

Renata Adler

Lavora per lo Standard Evening Post e i suoi occhi sono fari fermi sulle persone, sulle cose, sulle amenità (Non è affatto ovvio cosa sia la noia. Essa implica, per esempio, un’idea di durata. Sarebbe assurdo dire mi sono annoiata per tre secondi. Implica indifferenza, ma nello stesso tempo richiede una certa attenzione) e sulle brutture. Jen è una fuoriclasse in mezzo alla mischia.

9788804638285-mai-ci-eravamo-annoiati_copertina_2D_in_caroselloNei suoi giorni e nelle pagine c’è posto per le feste nei loft, per le relazioni ambigue, per le riflessioni ironiche ma amare sulla vita. La voce, lo stile sfavillante della Adler non hanno perso attualità. Lei stessa, che non ha più scritto dagli anni Novanta, solinga nel Connecticut e lontana anni luce dalla donna che fu, ha gioito della rimonta editoriale. Leggerla diverte, incuriosisce. Ti fa viaggiare anche se stai fermo, seduto in un pullman o in metropolitana. È il miracolo della scrittura: la Adler, in fondo, non voleva niente di più.

Omaggio a Brancusi

 ♠Lo scaffale romeno

a cura di Eliza Macadan

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene.

Nessun’altro artista romeno è stato omaggiato in vita con tante poesie scritte apposta per lui, come è capitato a Constantin  Brancusi. E’ stato paragonato a dei e demoni, ai bambini e ai vecchi, avvicinato alle immagini di eroi e titani, guardato come fosse uno sciamano e un asceta, chiamato saggio e temuto come un furbo, sospettato di raffinatezze anche nel più banale quotidiano, ma allo stesso tempo, trattato come fosse un re o come fosse un primitivo. Tutto ciò perché sapeva essere semplice in una società che aveva dimenticato la grandezza della semplicità. Brancusi era lui stesso l’immagine di un grande poeta. Così scriveva  Ion Caraion parlando del grande scultore del ventesimo secolo. Ricordo qua  la personalità dell’artista così come è stata evocata da Marin Sorescu, nel 1974, quando il poeta romeno diede alle stampe un “inventario” intitolato  “Brancusi senza fine”. Era un ritratto fatto di tratti fisici, psicologici e intellettuali. Così scriveva: “Aveva 81 anni, una barba da Dio e la coscienza a posto. (…) Nel tempo libero era di professione casalingo. Invitava gli amici a una polenta e in questo senso somigliava a Kant, con la differenza che il romeno mescolava velocemente la polenta e parlava in aforismi romeni: O stai zitto o dici qualcosa di meglio del silenzio; qualsiasi cosa l’uomo dica, sono solo parole”. Credeva in Dio, ma non tanto. I commenti sulla sua arte sono parecchi, ma quasi tutti gli studiosi della sua opera sono  d’accordo nel riconoscere l’influenza dell’arte popolare romena, e non africana, come è stato detto agli inizi. Uno dei  più importanti contributi all’esegesi della sua opera è appartenuta a Sidney Geist. Geist ha studiato le sculture di Brancusi cercando i punti di peso e dando attenzione perlopiù all’equilibrio.

Chiudo con un poema che Jeanne Robert Foster gli ha dedicato.

brancusiDiner avec Brancusi

A glow in the Olympian cave.

Faggots are blazing

(Brancusi built the fireplace),

Fat cocks are roasting,

Brancusi wips the salad delicately against a wooden bowl.

We salute the table… an Asteriod

Caught snowy from frozen spaces of the sky.

(Plaster freshly trowled by Brancusi,

Damp to the touch.)

Upon its whiteness,

Color of flame and twilight –

Capuchins, petals of scarlet

Sinking in twilight.

Brancusi pours the wine into the glasses.

He has forgotten cool marbles.

The wine bubbles, crimson and amber;

fruits shine on fig leaves –

Pomegranates, peaches like Chinese silk.

Fragrance sifts through the fumes of wine and fruit.

Brancusi is grinding coffee

In a cylinder of Turkish brass.

One sees cloudily,

A faun’s head, black curls, curved onyx horns,

Brancusi smiling.

Gravitation loosens its clutching;

The roof of the cavern has become moonlight;

We rise slowly, beating the air rhythmically

With small cloven hoofs;

Slowly as befits mortals who have put on

Godship for the moment,

Following Pan, turning a coffee grinder of Turkish brass,

Speaking the tongue of dreams,

Of the lion and the lizard,

We arrive

On Olympus.”

Constantin Brancusi (1876 – 1957)  – Foto (wikipedia.it)

La colonna infinita della poesia

Lo scaffale romeno

di Eliza Macadan

 

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Tre giorni di poesia e manifestazioni connesse sotto l’egida del Festival Internazionale di Poesia “Tudor Arghezi”, evento di spicco nella vita letteraria romena, alla sua trentatreesima edizione, in questo mese di maggio. A Targu Jiu, nel dipartimento di Gorj (Romania), hanno partecipato all’evento trenta autori, prevalentemente di poesia, arrivati dalla Romania, ma anche dall’estero:  da Parigi Eric Sarner, da Londra Stephen Watts, dall’Ucraina Vasile Tariteanu e dalla Serbia Adam Puslojic accompagnato da altri quattro poeti valacchi – hanno portato le loro più recenti creazioni, hanno partecipato a eventi artistici e culturali del luogo e sono stati il principale punto di attrazione di una piccola città che, però, per la sua ricchissima agenda culturale farebbe invidia a qualsiasi capitale europea. Non devo passare leggermente su un punto forte di questa festa della poesia ovvero la presenza della critica letteraria romena con tre dei più autorevoli critici degli ultimi 50 anni (!) e sento il dovere di fare i loro nomi: Ion Pop, Eugen Simion e Gheorghe Grigurcu. Poi ci sono stati i traduttori di poesia – ogni edizione, gli organizzatori del festival realizzano una raccolta bilingue con un numero di 11 poesie di Tudor Arghezi  e con disegni e grafica che danno un elegante libricino da collezione. C’è, giustamente, una giuria che accorda i premi sostenuti dalle istituzioni culturali e dalle riviste letterarie in varie sezioni (poesia e critica, suddivise in opera prima, opera omnia, debutto assoluto). Ricordo i grandi premi di questa edizione: Adrian Popescu – poesia – e Eugen Simion – critica. Sono messi insieme rappresentanti di tutte le generazioni creatrici di poesia, anche se solo per così poco tempo, sicché la frattura generazionale che si potrebbe accusare in certi momenti risulta, almeno in situazioni come questa, del tutto teorica. Se un festival di questa portata è attento nella scelta della sua giuria, allora i filtri valorici di un numero sempre in aumento di gente che scrive e, di conseguenza, pubblica, rimangono puliti e permettono un’evoluzione sana e igienica del fenomeno letterario, troppo spesso propenso al lascia passare. Gli stimoli dovrebbero funzionare sia come incoraggiamento, sia come disapprovazione e invito a una più severa autoanalisi.

Targu Jiu, la colonna infinita

Targu Jiu, la colonna infinita

Per chiudere in poesia e bellezza queste righe, evoco la figura del grande poeta moderno Tudor Arghezi (1880-1967), di cui alcune poesie sono state tradotte in italiano e che ha beneficiato dall’interesse degli accademici romanisti (ricordo solo alcuni – Marco Cugno, Rosa del Conte).  La giovane letteratura romena, e intendo per giovane secoli di esistenza, deve ancora processare bene la sua modernità, perché delle volte sembra che troppo facilmente sì è propensi a mettersi completamente nelle mani dei vari post del modernismo, senza avere ben imparato la lezione dell’eredità. A Targu Jiu, questi ultimi giorni di maggio, ho avvertito la presenza di due grandi spiriti della cultura romena: Tudor Arghezi e Constantin Brancusi.

 

Un esercizio di ammirazione

♣Lo scaffale romeno

                                                               di Eliza Macadan

 

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Sto leggendo nell’edizione romena del 1994 degli “Esercizi di ammirazione“:  “Il volto più solcato, più sciupato che ci si possa immaginare, un volto dalle rughe millenarie, ma per niente impietrite, perché le animava il tormento più contagioso ed esplosivo. Non mi stancavo più di guardarle. Mai avevo visto fino ad allora una simile concordia tra apparenza ed espressione, tra fisionomia e parola. Non posso pensare a qualche parola di Fondane, anche insignificante, senza avvertire subito la presenza imperativa dei suoi tratti (…)  Lo vedo mentre arrotolava sigaretta dopo sigaretta (… ) per lui tutto era al di là della salute e della malattia (…).  Per questo somigliava a un asceta, a un asceta di una vivacità prodigiosa e piena di brio, che faceva dimenticare – mentre parlava – quanto fosse fragile e vulnerabile”.

In questo saggio, intitolato “6, rue Rollin”, in memoria dell’ultimo indirizzo dove Fondane aveva abitato, Cioran  evoca e ricorda qualcosa che aveva fatto anche in altre occasioni: il rifiuto del poeta di prendersi la minima cautela di fronte al pericolo imminente della deportazione. Si trattava di un’impassibilità che Cioran considerava un’accettazione della condizione di vittima e di una certo “fascino per la tragedia”. Fondane “aveva accettato la morte”, scrive Cioran.

Nel saggio su Baudelaire, su “L’ennui”, Fondane mostra la predilezione per questo tema – dice Cioran – essendo date le origini moldave dell’autore.  “Paradiso della nevrastenia, la Moldavia è una provincia di un fascino triste, addirittura insopportabile” scrive il filosofo alla pagina 151 dell’edizione romena di “Esercizi…”.

Cioran racconta che nel 1936, a Iasi (Moldavia), aveva da passare due seminari e non era riuscito a farcela che sotto l’influenza dell’alcool, senza il quale sarebbe stato preso dai più neri pensieri. E invece Benjamin Fondane citava dall’opera di George Bacovia, il poeta dello spleen moldavo, una noia meno raffinata, ma più corrosiva che lo spleen, secondo Cioran.

Il filosofo della disperazione non condivideva i gusti di Fondane in materia di letteratura. In un altro saggio, “Cioran e les Juifs”, Michael Finkenthal suggeriva che Fondane avesse influito sul pensiero di Cioran, anzi, che il cambiamento radicale del suo atteggiamento verso gli ebrei e sul loro ruolo nella storia fosse dovuto all’amicizia intellettuale con questo compatriota ebreo (vedi il saggio “Un peuple de solitaires” del 1956, in “Tentation d’exister”).

E.M. Cioran, “Esercizi di ammirazione”, Adelphi, 1988.

Benjamin Fondane, una coscienza infelice

♣Lo scaffale romeno 

                                                                  di

                                                                  Eliza Macadan

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Benjamin Fondane è stato un esponente di spicco dell’esistenzialismo francese, è autore di un’opera poetica e filosofica che rimane, a settant’anni della sua pubblicazione, poco conosciuta e valorizzata. Benjamin Fondane è stato vittima di uno dei periodi più neri della storia dell’umanità, ma anche dell’oblio della posterità.

Nasceva nel  1898 in una famiglia di ebrei di Iasi. Ha percorso un cammino sinuoso come i tempi che correvano fino alla sua consacrazione nella Parigi avanguardista degli anni trenta. La sua vocazione si è affermata presto, intorno ai quattordici anni scriveva e pubblicava poesie.

Quando si è trasferito nella capitale romena, ha raggiunto l’elite degli avanguardisti e ha pubblicato nella loro rivista “Uno” , che ospitava il fior fiore dell’avanguardia – Ion Vinea, Ilarie Voronca, Marcel Iancu e altri.  Ha debuttato con il volume “Immagini e libri dalla Francia” che ha scatenato una lunga polemica per l’affermazione che conteneva: “(…)la letteratura romena è solo un’estensione della letteratura francese”. Ma la poetica di Fondane era in consonanza con quella degli intellettuali dell’epoca e fanno prova le più di cinquecento poesie e gli articoli pubblicati entro il 1923.

Arrivato a Parigi, rinuncia alla lingua romena e scrive in francese, cerca una nuova identità. Pubblica nel 1929 la raccolta “Paysages” con una prefazione nella quale afferma la sua scelta per l’esilio:  “Questo volume appartiene a un poeta morto nel 1923 all’età di 24 anni. Sono stato zitto quattro anni, come un muto, mutilato interamente dalla guerra”. Si dedica alla cinematografia e viaggia in Argentina.  Scrive molto per le pubblicazioni francesi e dopo l’incontro con il filosofo Lev Sestov si dedica allo studio dei filosofi moderni.

Titolare della rubrica “Cronache della filosofia vivente” nei “Cahiers du Sud” negli anni trenta, milita contro il socialismo di stato e contro la politicizzazione dell’avanguardia, sostenendo che le riforme sociali non possono cambiare le domande esistenziali.

Nel ’36 usciva “La coscienza infelice” , meditazione profonda sulla condizione umana e l’insufficienza della ragione.

Nel ’40, il governo di Vichy stabilisce lo statuto degli ebrei che sono esclusi dalla vita pubblica, ma lui non indosserà mai la stella gialla.  Il poeta continuerà a scrivere e a firmare i suoi articoli, anche se gli ebrei non hanno più diritto di firma. Non smetterà mai di affermare la sua identità. Alla fine del ’41 esce sempre meno della casa dove abita con sua moglie non ebrea e con sua sorella, Lina.

Cioran dirà più tardi che Fondane si era abituato alla sua condizione di vittima e “in complicità con l’ineludibile”  non ha preso nessuna misura di precauzione e non ha voluto cambiare il suo domicilio di via Rollin. E’ stato arrestato insieme alla sorella il 7 marzo 1944. Quando sua moglie, Emil Cioran e Stéphane Lupasco gli fanno visita, Fondane “sta in piedi, in quella luce sporca di pomeriggio d’inverno, guardandomi con i suoi occhi blu e limpidi, brillando, anche se aveva il viso sconvolto, così degno, così calmo, sorridendo calorosamente e maliziosamente, muto davanti alla mia emozione, che non riuscivo controllare” (testimonianza di sua moglie).

Nel campo di concentramento di Drancy è arrivato intorno al 20 marzo. Le visite sono proibite, ma gli interventi delle persone vicine e della Delegazione Romena a Parigi riescono a convincere le autorità francesi a non mandarlo in Germania. Anzi, Cioran e Lupasco ottengono la sua liberazione. Tutti lo aspettavano a casa, con la tavola pronta. Ma lui si rifiuta di lasciare il campo senza sua sorella. Così, all’inizio di ottobre  del 1944 verrà gasato, insieme con lei, a Auschwitz-Birkenau.

Ne “L’esodo”, poesia che lo rappresenta nel miglior modo, la critica ha identificato l’espressione più trasparente del destino di Fondane.

All’entrata nella “Sala dei nomi” del museo Yad Vashem di Gerusalemme stanno scritti, in inglese ed ebraico, questi versi tratti da “L’esodo”:

“Remember only that I was innocent
and, just like you, mortal on that day,
I, too, had had a face marked by rage, by pity and joy,
quite simply, a human face!”

Benjamin Fondane

(Iasi, 1898 – Auschwitz, 1944)

BENJAMIN_FONDANEBenjamin Fondane, alias B. Fundoianu, nato Benjamin Wechsler  il 14 novembre 1898 a Iasi (Romania) e morto il 2 o 3 ottobre 1944 in una camera a gas del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, è stato un filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, critico letterario, cineasta e traduttore ebreo di origine romena, naturalizzato francese nel 1938.

Collegamenti consigliati:

http://mondodomani.org/dialegesthai/ago02.htm

http://www.orizonturiculturale.ro/it_recensioni_Alice-Gonzi.html

Gherasim Luca – un appassionato cercatore di parole libere

♣ Lo scaffale romeno

                                                                      di Eliza Macadan

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Ha cominciato la sua attività letteraria pubblicando versi sulla rivista bucarestina “Alge” (Alghe), foglio che ha avuto una breve apparizione in due numeri fra il 1930 e  il 1933 e che si trovava sotto la guida di un futuro grande drammaturgo realista-socialista, Aurel Baranga.

I versi di Gherasim Luca mostravano uno spirito di sfida, una ribellione eccentrica contro il mondo circostante.  I modi borghesi erano sconsiderati sia attraverso l’espressione anticonvenzionale, che tramite l’attrazione per gli aspetti sordidi della società. La visione del giovane poeta era popolata, particolarmente, da marginali, mendicanti, prostitute, ladri, assassini, suicidi, ecc., che apparivano come vittime di un’ordine sociale iniquo.

Le sue prose, in eguale misura, solidarizzano con gli esclusi sociali e fanno fede “Romanzo d’amore” del 1933 e “La Fata Morgana” del 1937.

Gherasim Luca s’ingaggia attivamente sul fronte della pubblicistica e da lì reclama una “poesia proletaria”, visto che la “poesia pura” si trovava  nel servizio delle classi dominanti. Nella partitura lirica, il suo credo militantista era così riferito:

“I poeti di oggi, I poeti con dita tremanti come dei pioppi e corte come pallottole/ I poeti con sassi di tutte le misure in tutte le tasche/ devono sapere che l’unica difficoltà è spaccare la prima vetrina incontrata sui grandi viali/ perché le altre vetrine si frantumano da sole/ così come basta spegnere una sola stella / affinché tutte le altre si spegnino da sole/ Chiedo perdono per il paragone con la stella,/ poeti,/ è un ricordo dei tempi passati/ quando mi estasiavo davanti agli alberi in fiore e svenivo a ogni levar del sole”. (Tragedie che dovranno succedere)

Nella pubblicistica, invece, continua così: “La sensibilità delle persone cosce di questo Paese non vuole più ricevere la poesia, è sazia di poesie, perché si imbatte in loro come in un privilegio, un oggetto di lusso, un gioiello lavorato con minuzia per pochi. La sensibilità delle persone consce di questo Paese non si imbatterà più nella poesia come in una nuova catena”.

Un noto critico romeno affermava, più di un decennio fa, che la confusione di Gherasim Luca è stata quella tra “liberazione totale”, alla quale aspirava l’avanguardia, e la “liberazione socio-economica”, preconizzata dai marxisti-leninisti. Ed è vero che a qualche anno distanza dai suoi proclami è diventato collaboratore di “Cuvantul liber” (Parola libera), rivista comunista, dichiarando: “Provo una grande vergogna quando penso alle mie poesie scritte senza alcun senso”. Ma il poeta non ha mai ceduto di fronte al comando ideologico e non è mai diventato un desolato versificatore di moti come gli altri bardi del realismo socialista.

Gherasim Luca (Salman Locker) -  1913 – 1994,  conosciuto anche come Zolman Locker, Gherashim Luca, Costea Sar și Petre Malcoci è stato un teorico del surrealismo romeno e un poeta ebreo di origine romena che ha scritto prevalentemente in francese.

Gherasim Luca (Salman Locker) – 1913 – 1994, conosciuto anche come Zolman Locker, Gherashim Luca, Costea Sar și Petre Malcoci è stato un teorico del surrealismo romeno e un poeta ebreo di origine romena che ha scritto prevalentemente in francese.

Ha cercato una soluzione media, un compromesso onorabile, ma è stato deluso dagli eccessi propagandistici dell’ala comunisteggiante del surrealismo che etichettava il movimento di André Breton una prova della decadenza borghese. Per bilanciare la situazione, Gherasim Luca ha parlato di due ali del surrealismo, una agonica e una innovatrice. Il suo contributo all’avanguardia romena è stato determinante, perché ha fondato il primo gruppo di Bucarest insieme a Gellu Naum, Dolfi Trost, Virgil Teodorescu e Paul Paun.

Ha lasciato la Romania nel 1958 ed è andato a Parigi con un visto per Israele.  Ha messo l’intera sua vita al servizio della parola, del linguaggio e del suo credo poetico. E’ morto suicida, all’età di 81 anni,  lasciando dietro di sé un’opera ancora da esplorare e un messaggio sconvolgente e terribilmente attuale: «Volevo solo abbandonare un mondo dove non c’è più posto per i poeti».

 

Collegamenti consigliati:

http://ellisse.altervista.org/index.php?/archives/508-Gherasim-Luca-Quarto-dora-di-cultura-metafisica-e-Appendice.html

http://www.edizionijoker.com/Pagine%20libri/LAR%20-%20La%20Fine%20del%20Mondo%20-%20Gh%C3%A9rasim%20Luca.html

http://www.youtube.com/watch?v=16ltchO5Vpw

Ana Novac: come un Paese che non c’è

♠ Lo scaffale romeno

di

Eliza Macadan 

Oggi, 31 marzo, quando scrivo queste righe, si compiono tre anni dalla scomparsa di Ana Novac.

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Vent’anni fa. Parigi. Sono una giovane giornalista, in tirocinio presso varie pubblicazioni francesi. Redazione di Télérama. I padroni di casa mi chiedono come sia valutata Ana Novac nel mio Paese dopo la caduta del regime comunista. Alzo le spalle e confesso di non avere mai sentito il suo nome. Mi dicono quanto sia amata in Francia con le sue pièce di teatro e con i suoi romanzi.  Passo un pomeriggio intero nel centro di documentazione della redazione, telefono all’ editore Balland, chiedo il numero della scrittrice dicendo che vorrei contattarla per un’intervista, parlo al telefono con il segretario personale di lei, l’appuntamento è fissato per l’indomani. Nel piccolo e austero appartamento parigino di Rue Beaurepaire, abbiamo passato insieme due ore, nel mezzo di un pomeriggio di marzo. Due ore Ana ha parlato raccontandosi e rispondendo alle mie domande preparate in fretta dopo una velocissima ricerca. Le avevo confessato di non avere letto nulla scritto da lei e di non avere mai sentito prima il suo nome. Delle volte, bastano due ore per legare a vita con una persona. E’ successo così con Ana Novac. Tornata in Romania con la maggior parte dei suoi libri regalati da lei, ho provato a pubblicare l’intervista. Nessun giornale o rivista letteraria hanno inteso pubblicarla, perché si trattava di una sconosciuta. Almeno così mi è stato detto. Ci siamo tenute in contatto a lungo, con una telefonata che io facevo a Ana una volta all’ anno. Non ero più in Romania.

Nel 2009, qualche mese prima della sua scomparsa, Ana Novac mi ha ceduto i diritti per pubblicare la sua opera in lingua romena. Tutte le mie demarche sono state fino a questo momento vane. Nessuno reagisce in maniera positiva quando sente il suo nome. Nello scorso dicembre ho portato al Teatro Ebraico di Bucarest uno dei suoi migliori drammi, ambientati in un campo di concentramento (versione in traduzione romena, oltre alla versione francese). Mi ha ricevuta per questo la direttrice in persona, la famosa attrice Maia Morgenstern. Speravo almeno in un frammento di lettura per la Giornata della Memoria di quest’anno. Ma non è stato così. In Romania continuano a tapparsi le orecchie quando sentono il suo nome. Oltre ad aver lasciato dietro di sé un’opera importante, quando è uscita dal campo nazista ha scelto di tornare in Romania. Ma la Romania ha scelto di dimenticarla, dopo che ha abbandonato il Paese nel 1965, e di non ricordarla mai più. Non l’hanno mai dimenticata, però, i servizi segreti: ultimamente sono emerse prove del suo inseguimento. Quando l’ho conosciuta, a Parigi, aveva pubblicato da poco il suo libro “Comme un pays qui ne figure pas sur la carte”.  Per ironia del destino, dopo due decenni, Ana Novac rimane per la letteratura romena un autore che non esiste sulla sua mappa.

ANa Novac2Ana Novac (pseudonimo di Zimra Harsányi) – (1929, Dej – 31 marzo 2010, Parigi). E’ sopravissuta alla Shoah ed è rimasta celebre soprattutto per il suo diario  “I bei giorni della mia giovinezza”, l’unico sopravvissuto ai campi di concentramento. Era soprannominata “Anne Frank romena”, anche se Anne Frank descriveva eventi fuori dal lager, mentre Ana Novac scrive dall’ interno dei campi e continua anche dopo la liberazione. A undici anni è diventata cittadina ungherese in seguito al Trattato di Vienna. Quando aveva 14 anni è stata deportata dai fascisti ungheresi nei campi di concentramento di Auschwitz e Plaszow dove sono morti i suoi genitori e suo fratello. Dopo la Liberazione è tornata in Romania e ha acquisito nuovamente la cittadinanza romena. Lascia il Paese nel 1965, trascorre tre anni in Germania e poi si stabilisce a Parigi per il resto della sua vita, lasciando la Francia solo per passare qualche mese all’ anno sull’ isola di Skopelos.

Biblio:

I bei giorni della mia giovinezza, Ana Novac, Mondadori, 1998

I giorni felici della mia gioventù, Ana Novac, Mondadori, 1994

(Consiglio l’articolo di Gabriella Zucchini, su fuorilegge.org:      http://www.fuorilegge.org/component/content/article/1090, nda)

Marzo parigino con vampiri letterari in mostra

♣Lo scaffale romeno

                                                                            di Eliza Macadan

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Tra pochi giorni si apriranno le porte del  Salone del Libro di Parigi (22-25 marzo), dove le lettere romene hanno lo statuto di invitato insieme con la città di Barcellona. Lo Stato romeno ha speso oltre 700 mila euro per essere presente e fare bella figura. Parteciperanno una quarantina di scrittori – con poche variazioni, si tratta della stessa squadra che è stata a Torino l’anno scorso. Una politica di promozione della letteratura nata a Bucarest anni fa ha messo in atto un ampio progetto di traduzioni e pubblicazioni fuori le frontiere di un certo numero di autori romeni, scelti secondo criteri emanati dal think tank culturale di quel momento politico. L’anno scorso il governo di Bucarest ha cambiato pelo e ha nominato anche un nuovo direttore dell’Istituto Culturale Romeno. La nuova leadership ha praticamente ereditato questa lista per Parigi, perché simili inviti non si fanno dall’oggi al domani, ma ha avuto modo di aggiungere anche alcune sue proposte. Tutto nella norma, così succede su tutti i paralleli e meridiani. Eccezionale mi sembra la copertura della presenza romena alla festa parigina del libro sulle riviste letterarie di marzo. Lire ha rispecchiato la presenza dei quaranta scrittori romeni in quattro pagine. A Norman Manea gli è stato offerto un spazio più generoso, ma non arriva a Parigi da Bucarest.  Agli irresistibili vampiri, come titolava la prima copertina di Lire, gli toccano ben 20 pagine.  Non diversamente stanno le cose nel caso di Le Magazine Liettéraire. E’ interamente da capire l’approccio dei francesi perché, da quello che ne so io, non sono stati i loro editori a venire a Bucarest per dare la caccia ai vari romanzieri romeni, così come non ho mai sentito di un interesse smisurato da parte degli editori italiani per la letteratura romena. Quasi di sicuro il pubblico lettore francese ha sentito poco o nulla dei 30 di quei 40 scrittori che andranno a Parigi, così come di certo è più attirato dalla presenza di autori catalani. Sul sito dell’evento, la città di Barcellona ha proposto anche una lista con nomi di autori deceduti ai quali si renderà omaggio durante la fiera. I romeni non hanno ritenuto adeguato stilare una simile lista, motivo per cui provo a rimediare ricordando nella rubrica di oggi una personalità culturale di grande rilievo (ne parlo quiggiù).

Che dire dei vampiri? Ci saranno eccome alla fiera, ma questa volta non bevono il sangue di nessuno. Si mangiano solo dei soldi che andrebbero divisi in più parti e in maniera più giudiziosa – sono fresche le parole del direttore dell’Icr di Stoccolma che aspetta con ansia un altra fiera del libro, quella di Goteborg, dove l’establishment di Bucarest ha assegnato soli 60 mila euro, vale a dire un dieci per cento di quello che è stato ripartito per Parigi. Non presenterò dunque nessuno degli invitati di Parigi, visto che per loro sono state già spese troppe parole e tanti soldi.

Mentre mi piace tornare sulla figura di Mihail Sebastian (pseudonimo di Iosif Hechter; Brăila, 18 ottobre 1907 – Bucarest, 29 maggio 1945):

 E’ stato uno scrittore, commediografo e giornalista romeno.È nato a Brăila, da una famiglia ebrea. Dopo aver terminato le scuole superiori, il giovane Sebastian si trasferì a Bucarest per studiare legge, ma fu presto attratto dalla vita letteraria e dalle eccitanti idee di una nuova generazione di intellettuali romeni, poi denominati il gruppo Criterion, che comprese talenti quali Emil Cioran, Mircea Eliade e Nae Ionescu.mihail-sebastian1

Sebastian ha pubblicato diversi romanzi, tra i quali Accidentul (“L’incidente”), Oraşul cu salcâmi (“La città con alberi  di Acacia”), molto influenzati dagli scrittori francesi come Marcel Proust e Jules Renard e “De doua mii de ani” (“Da duemila anni”) pubblicato nel 1934 e che  descrive la condizione di un ebreo nella Romania di quei anni. Tuttavia Sebastian divenne noto nella letteratura romena principalmente per le sue commedie: Steaua fără nume (“La stella senza nome”), Jocul de-a vacanţa (“I giochi delle vacanze”), Ultima oră (“L’Ultim’Ora”). Dopo essere stato cacciato fuori dalla sua casa a causa delle nuove leggi antisemite, Sebastian si trasferì in una baraccopoli dove ha continuato a scrivere.Morì schiacciato da un camion il 29 maggio 1945. Scrive Emanuela Costantini, in un’articolo pubblicato su Intersezioni, no 3/ 2004, (p. 401-422), Mulino, intitolato “Mihail Sebastian: un amico ebreo di Mircea Eliade”: “Sebastian è un intellettuale  difficilmente catalogabile, è un saggista, un critico letterario, un giornalista, un narratore ed un drammaturgo, pur avendo una formazione giuridica. E’ di famiglia ebrea, ma, pur non rinnegando mai la sua religione, assume sin dalla gioventù un atteggiamento laico e razionalista”. Tanti dei suoi scritti sono stati tradotti in francese e spagnolo e si trovano su Amazon.  Il suo Diario (intorno a sette cento pagine) è una testimonianza paragonabile a quella di Victor Klemperer o Anne Frank”.

Nobel contro tutti

 Lo scaffale romeno

 

                                                                    di Eliza Macadan

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Negli ultimi anni, più che mai, il mondo letterario romeno vive una vera e propria agitazione causata dall’aspettativa ripetuta e riposta nell’assegnazione di un premio Nobel a un autore romeno. A livello istituzionale è stato fatto molto, corrono voci, per Mircea Cartarescu. Le sue opere sono state promosse all’estero, tradotte in molte lingue, tanto basta per presentarsi come si deve davanti alla giuria svedese. Il premio accordato a Herta Muller, scrittrice tedesca, però nata in Romania, dopo aver sconvolto tanti quassù, ha generato un dibattito mai spento. La Muller non è romena, non ha scritto in lingua romena, ma al limite, andrebbe corteggiata per guadagnare un po’ di notorietà fuori le frontiere. Appena caduto il sipario sul caso Herta Muller, un altro caso ha acceso gli animi. Il mondo culturale di Bucarest, con stampa annessa e altri mezzi di comunicazione, si è diviso tra sostenitori e oppositori di Norman Manea, anzi, tra adulatori e detrattori. Almeno una cosa è certa: Norman Manea non ha bisogno di tifoseria. Vive negli Stati Uniti, dove insegna, viaggia in tutto il mondo per conferenze e incontri, la sua opera era conosciuta all’estero prima che le autorità culturali di Bucarest se ne accorgessero, la sua Opera, da sola, lo raccomanda per una candidatura dignitosa al Nobel. Io, da umile lettrice, amo i suoi scritti, ammiro la forza che l’Uomo e lo scrittore insieme hanno mostrato per attraversare l’inferno comunista. Il mio fastidio è un altro: il modo in cui le istituzioni culturali fanno della promozione di un autore o un altro una vera e propria scommessa. L’attuale strategia in atto è più o meno questa: si prende un autore che vive fuori e che scrive in lingua romena – gli Stati Uniti sono sempre la scelta migliore – lo si invita, gli si danno dei premi, distinzioni e cose varie, lo si corteggia nella speranza di arrivare a beneficiare almeno della metà dell’ orgoglio quando, finalmente, sarà premiato. L’ultima parte, quella del corteggiamento, con la Muller non ha funzionato. Perché, quando sei nel bel mezzo della vita, genericamente parlando, ti risulta difficile perdonare coloro che hanno cambiato solo pelo senza cambiare abitudini. Per la Muller, l’ombra dei servizi segreti si allunga fino alla sua Germania e fino ai nostri giorni. Per Norman Manea, nei suoi ottant’anni passati, tutto ciò che ottiene dal mondo sta, poco a poco, perdendo importanza. Nemmeno i giochi che si fanno in suo nome non lo toccano più. Penso che si divertirebbe un mondo, e magari lo fa, se la memoria non lo costringesse a urlare dal disgusto.

 

 

Norman Maneamanea è nato nel 1936 a Suceava, in Bucovina (Romania). Tra i cinque e i nove anni, per le sue origini ebraiche, è stato internato con la famiglia in un campo di concentramento del regime fascista rumeno, in Ucraina. Ha vissuto la sua giovinezza nella Romania stalinista del dopoguerra e, dalla metà degli anni Sessanta, ha vissuto come uomo e scrittore sotto la dittatura di Ceausescu. Dopo la laurea in Ingegneria a Bucarest, ha praticato la professione fino al 1974, quando riuscì a dedicarsi interamente alla scrittura. Ha esordito nel 1966 con un primo racconto, a cui sono seguite tre raccolte di racconti, cinque romanzi e due volumi di saggi. Nel 1986 ha lasciato il suo Paese e vive attualmente negli Stati Uniti, dove insegna al Bard College di New York. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra i quali nel 2002 il Premio Nonino. Fra le sue opere, tradotte in più di dieci lingue, i romanzi Atrium (1974), Il libro del figlio (1986); i saggi compresi ne Gli anni di apprendistato del povero Augusto (1979), Di contorno (1984) e Clown; Il dittatore e l’artista; la raccolta di racconti Un paradiso forzato. I suoi temi favoriti sono legati al trauma della Shoa, la vita quotidiana in uno stato totalitarista e l’esilio. Mentre alcuni critici hanno paragonato la sua scrittura a quella di un Bruno Schulz o di Robert Musil, altri la considerano una continuazione del grottesco e dell’ assurdo kafkiano. La sua opera è stata tradotta in più di 20 lingue.

Panait Istrati visto da Eleni Samios Kazantzakis

♠ Lo scaffale romeno

di Eliza Macadan

<<(…)”Se parli male della tua casa, ti crollerà addosso”. La sua casa è stata da sempre, prima di nascere e dopo la sua morte, la Russia. Ne ha parlato male ed essa gli è crollata addosso e l’ha interrato. Questa è stata la vera tragedia di Panait Istrati(…)>>

(tratto da “La vera tragedia di Panait Istrati” Edizioni Istros, di Eleni Samios Kazantzakis,  Braila, Romania).

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e transcripturi din constient (trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista professionista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume “Paradiso riassunto” (Joker Edizioni). In uscita: “Anotimp suspendat” (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

Eliza Macadan, nata a Bacau, in Romania, nel 1967. Risiede a Bucarest e a Roma. Ha esordito nel 1988 sulla rivista mensile di cultura romena «Ateneu». Bilingue, fin dalla sua prima raccolta, Spatiu auster (Edizioni Plumb, Bacau 1994), Eliza Macadan ha scritto e pubblicato in romeno e in italiano. L’edizione italiana della silloge del 1994, Frammenti di spazio austero (Libroitaliano, Ragusa 2001) ha ottenuto il premio romano “Le rosse pergamane” nel 2002. Hanno fatto seguito In Autoscop (Edizioni Vinea, Bucarest, 2009); La Nord de cuvant (A Nord della parola, Edizioni Tracus Arte, Bucarest 2010) e Transcripturi din constient (Trascrizioni dal cosciente, Edizioni Eikon, Cluj Napoca 2011). Giornalista, è stata corrispondente in Italia per varie testate romene. È membro dell’Usr (Unione Scrittori della Romania).Nel 2012 ha pubblicato il volume Paradiso riassunto (Joker Edizioni). In uscita: Anotimp suspendat (Stagione sospesa), Edizioni Eikon, Cluj Napoca, 2013

E’ da poco uscito in lingua romena il libro di Eleni Samios Kazantzakis che racconta il singolare scrittore romeno Panait Istrati (1884-1935). “La vera tragedia di Panait Istrati” era il pezzo mancante del puzzle che ricostruisce la personalità di quello che è stato amico d’anima e di idee del famoso Nikos Kazantzakis e del Nobel per la letteratura Romain Rolland. Una vita tormentata e una fine tragica hanno fatto di Panait Istrati uno degli scrittori romeni più conosciuti  e più controversi del suo tempo.  La sua prosa, la sua novellistica e i suoi romanzi descrivono il mondo del proletariato che ha conosciuto da molto vicino nella sua infanzia e giovinezza, nella Braila natia, nel Delta del Danubio, città-marchio di  un miscuglio di razze e religioni, ma, ugualmente, contiene anche testimonianze di luoghi europei che lo scrittore ha vissuto. L’avventura della sua esistenza è stata, senza dubbio, l’incanto per la neonata Unione Sovietica e per l’ideologia che rappresentava. Una volta sparita la magia, durante il suo soggiorno nella casa del comunismo, Istrati ha scelto di dire la verità sulle distanze che vigileranno sempre fra l’ideologia e le sue applicazioni. Così, è stato rinnegato da tutti, amici e nemici. Anche i suoi compagni di avventura, in primis Kazantzakis, lo avrebbero abbandonato; pochi anni dopo, nel 1935, finiva isolato e solo con la sua malattia in un sanatorio di Bucarest.

“La vera tragedia di Panait Istrati”  di Eleni Kazantzakis, pubblicato nel 1936, non era mai stato tradotto in romeno, almeno fino ad ora. Ha visto una prima edizione cilena, in lingua spagnola, rimasta unica per decenni. All’inizio dell’anno, due case editrici, una francese e una romena, hanno riservato al pubblico istratiano un vero regalo: il ritratto di Panait realizzato durante il suo viaggio in quella che era l’Unione Sovietica, insieme alla sua compagna di allora, Bilili, e alla coppia greca Nikos e Eleni Kazantzakis. Eleni Samios Kazantzakis (1903-2004), conosciuta ai più per la magnifica biografia del marito – che ha trascorso la sua lunga vita dedicandosi alla cura delle opere di Nikos Kazantzakis – ci ha offerto una magnifica prova di solidarietà letteraria, scrivendo un libro decisivo, possiamo dire, su Panait Istrati. Unico, perché anche se l’amicizia fra i due grandi scrittori ha accusato un periodo di totale crisi, Eleni non ha esitato di omaggiarne la memoria. Cosa dire di più? Questo è soprattutto un invito alla lettura. Per i lettori italiani che parlano francese è disponibile la versione francese del libro, pubblicata da Nouvelles Editions Lignes (Francia), mentre per i lettori romeni c’è la versione pubblicata da Edizioni Istros di Braila (Romania). Ma è, ugualmente, un invito alla riflessione per quelli che scrivono. Si dice sempre che lo scrittore in particolare e l’intellettuale in genere devono essere perdonati per l’orgoglio che fa parte delle loro esistenze. Eleni Kazantzakis è la prova che le cose possono stare diversamente: l’ammirazione per lo spirito di Panait Istrati, che bruciava come una fiamma, è stata così forte da spingerla a regalare l’opera di Istrati, una testimonianza emozionante, ai tanti lettori che lo hanno amato.

Chi era:

Panait Istrati – Scrittore romeno (Baldovinesti 1884 –Bucarest 1935). Di padre greco e madre romena, scrisse in prevalenza in lingua francese. Autodidatta, dopo aver esercitato vari mestieri nel Vicino e Medio Oriente, nel 1916 fu in Svizzera, e nel 1920 si stabilì in Francia, dove, dopo un tentativo di suicidio, divenne amico di Romain Rolland. Si rivelò alla critica e al pubblico con il romanzo Kyra Kyralina (1924), in cui si ritrovano i motivi predominanti della sua narrativa: ricordi di un’infanzia misera e fantasiosa, nostalgia del ghetto familiare, nomadismo, avventure picaresche. Amico dello scrittore greco Nikos Kazantzakis, con il quale visitò Mosca e Kiev (1927), in Vers l’autre flamme (3 vol., 1929) racconta la sua sofferta esperienza di intellettuale deluso dall’URSS. I romanzi più noti, oltre all’opera di debutto, sono Oncle Anghel, Codine, Mikhaïl, Les Haïdoucs, riscritti anche in romeno (dopo il ritorno in patria nel 1932), e raccolti nei due cicli Les récits d’Adrien Zograffi (4 vol., 1924-26) e La vie d’Adrien Zograffi (3 vol., 1933-34). La sua opera è tradotta in più di 30 lingue.

Versione romena – abstract

Un regal pentru istratieni

La începutul acestui an,  doua edituri din doua tari diferite au dat publicului cititor o carte care vine sa intregeasca portretul celui care a fost Panait Istrati.  Cartea se numeste “Adevarata tragedie a lui Panait Istrati”, scrisa de Eleni Samios Kazantzakis.  A iesit mai intii la Editura Istros a Muzeului Brailei si imediat dupa aceea la Editura franceza Nouvelles Éditions Lignes. Versounea romana a textului (210 p., 20 Lei) si aparatul critic sunt semnate de Oana Ursache si Zamfir Balan iar versiunea franceza (344 p., 24 eur) este ingrijita de cunoscutul filozof Anselm Jappe si de Maria Teresa Ricci.

Intre 1927 si 1929, Nikos Kazantzakis, Panait Istrati si partenerele lor de viata Eleni Samios si, respectiv, Bilili au facut un voiaj in URSS. In urma calatoriei au rezultat trei carti: Panait Istrati – “Spovedanie pentru invinsi” (1929), Nikos Kazantzakis – “Toda Raba” (1931) si “Adevarata tragedie a lui Panait Istrati” (1938), scrisa de Eleni Samios Kazantzakis.  Daca prima dintre cartile enumerate mai sus i-a provocat autorului ei daune niciodata reparate, cea din urma carte readuce in atentie povestea unei prietenii exceptionale si este un indemn la reflectie asupra unei ideii ca dincolo de optiunile politice, de idealuri, de alegerile de orice fel intr-un moment sau altul al vietii, conteaza numai “bunul cel mai de pret”, cum ar spune Panait Istrati, Omul.

“Adevarata tragedie a lui Panait Istrati”, versiunea romana,  poate fi comandata la Muzeul Brailei, contact: tel. 0339.401.003 sau mail. sediu@muzeulbrailei.ro

“La veritable tragédie de Panait Istrati”, versiunea franceza, poate fi comandata la: contact@editions-lignes.com