Buona la prima

di Paolo Bianchi

Scrivere è abbastanza una maledizione. Non una maledizione completa, dico, perché mi suona falso e retorico. Dico abbastanza, perché c’è sempre e per tutti un momento  di furore contro se stessi per avere iniziato. Di solito poi lo si supera, ma un piccolo trauma rimane e si cicatrizza lentamente. Scrivere è una fatica, è un tarlo del cervello che non ti lascia in pace, ti corrode la serenità, ti toglie benessere. E se non è così, è troppo bello per essere vero e dunque non è vero. Scrivere è diverso che mettere insieme una sfilza di parole e come va va, buona la prima. La prima è in realtà l’ultima di innumerevoli scene che si sono susseguite alla velocità della luce, cioè del pensiero per un numero incalcolabile di volte. C’è da uscirne pazzi. La scrittura ti prosciuga, senza però inaridirti. Al contrario, provoca un rigoglio cerebrale pericoloso perché succhia energia come una foresta tropicale. Ti fa fiorire la mente e ti toglie le forze. A riprova, guardate Veronica come è smagrita e leggete la sua prosa così lussureggiante.

Note sull’autore

Paolo Bianchi, scrittore e giornalista, di sé dice: “scrive, scrive, scrive, e non se ne accorge nessuno. Perciò scrive sempre meno, da anni”. Ma affidatevi alla sua biografia ufficiale sul sito: http://www.pbianchi.it/

5 thoughts on “Buona la prima

  1. Giuseppe Giglio

    Succede di cominciare a scrivere un libro con divertimento, e di finirlo che non ci si diverte più. Magari perché ne viene fuori la vita: con le sua ambiguità, le sue ossessioni, le sue contraddizioni, le sue crudeltà. Non ci si diverte più, a libro finito. Ma si è forse più ricchi: della moneta del vivere…

  2. Manuel Chiacchiararelli

    chi scrive lo fa perché è una necessità, un obbligo verso se stessi prima che con il mondo poi. Si scrive perché cerchiamo le risposte alle nostre domande che spesso risposta non hanno… si scrive senza mai essere soddisfatti perché manca sempre qualcosa a copletare l’opera…si scrive di altro e altri parlando in fondo sempre di noi stessi , o almeno di quei noi nascosti nei nostri “io” …e le nostre parole sono, o possono essere, una spada sulla nostra testa …

  3. Patrizia Di Donato

    Si scrive per fame, perchè divorati da un male che esclude. Scrivere ti strattona, ti schiaffeggia, ti umilia e ti esalta. E’ un cane cattivo, nutrito dalle vie contorte della tue palme. Scrivere lo abbandoni e poi torni come un figliol prodigo senza tori scannati. Sopravvive Scrivere, perchè avvezzo alla miseria, al nulla, al pane su cui scivola viscida la vita. E la ami Scrittura, perchè non sai altro amore e di quell’amore vivi, scalza e ilare, fiera di fiuti e carte. Dovesse anche essere l’ultimo tuo giorno, tu affideresti a lei i tuoi beni e la tua malvagità.

  4. Pingback: Smettere di scrivere « Scriviamo!

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